Sia in ambito psicologico che giuridico, l’interesse del minore è definito in due principali ambiti: continuità dei legami genitoriali e con entrambe le famiglie d’origine; cooperazione tra i genitori nel prosieguo del progetto genitoriale, affinché venga garantita al figlio un’educazione condivisa all’interno di una responsabilità congiunta. Nella fase di separazione tra i genitori, il figlio necessita di stabilità e di continuità nelle sue relazioni affettive, di sentirsi protetto e rassicurato dalle figure genitoriali.
Per ciò che riguarda gli aspetti psicologici, gli effetti della separazione sui figli è fortemente connesso alla capacità dei genitori di elaborare tale evento: più che la separazione in sé, sono le modalità e le strategie con cui i coniugi affrontano tale evento critico a determinarne gli esiti . Dal diverso livello di dialogo e collaborazione che i due ex partner riescono a stabilire dopo la separazione, dipende il modo attraverso il quale l’esperienza della separazione influisce sui bambini.
E’ necessario considerare che l’intensità della sofferenza dei figli e della coppia dipende da una serie di variabili tra di loro interagenti: la personalità dei genitori e la loro capacità genitoriale pregressa; l’età, il sesso e il numero dei figli; le cause della separazione e le modalità con le quali questa sta avvenendo; il grado di consapevolezza e la capacità di fronteggiare l’evento dei genitori stessi.
Nelle situazioni di separazione si possono distinguere diverse tipologie di relazione tra gli ex-coniugi:
Co-genitori: gli ex-coniugi trovano un accordo e condividono ruoli e responsabilità per la cura e l’educazione dei figli. In questi casi i figli sono in buoni rapporti con entrambi i genitori e trascorrono molto tempo sia con l’uno che con l’altro.
Genitori-colleghi: i genitori condividono e rispettano reciprocamente i propri stili educativi, non interferiscono l’uno negli atteggiamenti dell’altro e hanno un buon accordo sulla suddivisione dei momenti in cui vedere i figli. Questi genitori difendono sempre l’operato dell’ex partner davanti ai figli, che incontrano soltanto separatamente.
Genitori competitivi: entrambi i genitori si occupano dei figli ma sono in aperto disaccordo sulle scelte educative; hanno spesso un atteggiamento accusatorio verso l’ex partner e, anche inconsapevolmente, rischiano di portare i figli a schierarsi dalla propria parte con la possibilità che si generi un forte disagio emotivo. In questa tipologia di relazione molto spesso i figli sono coinvolti nei problemi tra i loro genitori e possono essere utilizzati, in alcuni casi, come ricatto da parte di uno o entrambi i genitori.
Genitori nemici: gli ex-coniugi non hanno quasi nessun contatto tra di loro; almeno uno dei due svaluta e disprezza l’altro apertamente anche davanti ai figli.
Durante la separazione dei genitori, si possono verificare nei bambini disordini emotivi che si manifestano con disturbi del comportamento o problemi psicofisici, per almeno il primo anno dopo la separazione. I disagi, che possono essere considerati normali reazioni all’evento traumatico della separazione, si diversificano a seconda dell’età:
1. i bambini da 0 a 3 anni, possono reagire con evidenti regressioni comportamentali: disturbi del comportamento, si succhiano il pollice e/o i capelli, perdita del controllo degli sfinteri precedentemente acquisiti. La separazione può suscitare in loro diverse emozioni tra le quali la collera, la frustrazione e il senso di abbandono;
2. i bambini dai 3 ai 6 anni, possono manifestare comportamenti più aggressivi e meno regressivi; possono affrontare il trauma della separazione con rabbia (diffusa e generalizzata), mordendo i compagni di scuola, andando alla ricerca di animaletti da uccidere, distruggendo oggetti; possono manifestare reazioni di pianto facile ed improvviso, irritabilità, alterazione del ciclo sonno–veglia e dell’alimentazione, immagine negativa di sé, comportamenti di dipendenza, sensi di solitudine e fobie;
3. i bambini dai 6 ai 10 anni, possono manifestare diverse reazioni: fantasie di riconciliazione dei genitori, collera (la rabbia è consapevole e diretta in modo preciso verso un oggetto: padre, madre o entrambi), dolore e tristezza (espressi verbalmente o attraverso comportamenti sintomatici), senso di perdita (il sentimento di abbandono colpisce particolarmente i maschi), silenzio persistente, sintomi somatici (stress, mal di testa, dolori allo stomaco), difficoltà di apprendimento, rifiuto di andare a scuola, comportamento trasgressivo; i bambini di questa età sono più facilmente strumentalizzabili dai genitori, usati come veicoli per esprimere i propri rancori contro l’altro;
4. gli adolescenti (dai 13 ai 17 anni), possono avere cadute improvvise delle performance scolastiche, relazioni instabili e conflittuali con i coetanei; con altri, invece, si verifica un incremento delle attività sociali e didattiche all’interno della scuola.