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Il ruolo educativo della famiglia oggi

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Il ruolo educativo della famiglia oggi

 “(…) Il compito dei genitori è essenzialmente il privilegio (ed in verità si dovrebbe considerare un privilegio divino) di permettere ad un’anima di entrare in contatto col mondo al fine di evolversi”. (Edward Bach)

 

Il periodo storico in cui stiamo vivendo è caratterizzato da profondi cambiamenti socio-culturali, da un sempre più innovativo e veloce sviluppo tecnologico e da condizioni di vita maggiormente frenetiche e stressanti. Queste trasformazioni epocali hanno un’inevitabile effetto sulla famiglia, sul rapporto uomo-donna, sulla funzione materna e paterna e anche sul rapporto tra genitori e figli. Dal punto di vista dell’educazione, ci troviamo di fronte ad una vera e propria crisi culturale, una rottura che si esprime con il rifiuto di trasmettere alle generazioni successive i saperi, i valori, la memoria storica, il credo religioso e addirittura il linguaggio, sostituito da forme di comunicazione più povere; in poche parole, possiamo osservare il verificarsi di un rifiuto totale dell’autorevolezza della tradizione.

Spesso oggi si tende a colpevolizzare la famiglia, ma è importante ricordare che i giovani vivono in un contesto in cui i metodi educativi proposti dalla famiglia vengono costantemente smentiti o condannati e nel quale ciò che conta e che viene proposto dai mass media, dai social, da internet, dalla società, spesso non coincide con i valori importanti per la famiglia.

La famiglia costituisce un punto di riferimento fondamentale per l’educazione dei figli, e alla famiglia non può essere sottratta la congenita e fondamentale missione educativa. Si potrebbe dire, oggi, che ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa e il fallimento educativo ha come conseguenza una crisi morale e sociale. Ci troviamo di fronte ad una crisi della famiglia come Istituzione. Il modello sociale della famiglia stessa è oggi messo in discussione e ci troviamo di fronte ad una modificazione del modello culturale di relazione tra le generazioni, dove ai genitori si chiede di assomigliare ai figli, di vestire come i figli.

Si è passati oggi dalla famiglia con un “ruolo normativo” in cui si trasmettevano principi morali e norme sociali, alla famiglia “affettiva” orientata a negoziare tutto e a soddisfare i bisogni individuali dei figli, a evitargli frustrazioni e sofferenze. I giovani oggi hanno tutto ancora prima di desiderarlo, ma se eliminiamo il desiderio alla fine ciò che rimane è solo il bisogno. Stiamo sicuramente assistendo ad un’educazione in cui lo stile affettivo tende a predominare su quello normativo tanto da metterlo in secondo piano. Il rimprovero stesso sembra essere diventato intollerabile per i giovani oggi e spesso è inefficace, e il ruolo di normatori dei genitori viene contestato come un ostacolo alla loro autorealizzazione. La famiglia sta perdendo autorevolezza e ad essere contestata non è solo l’autorità dei genitori ma anche quella di chi insegna, degli esperti o di chi è informato.

Sarebbe anacronistico, forse, rimpiangere oggi la figura genitoriale autoritaria che impartiva divieti ed obblighi, così come risulterebbe eccessivo da parte della famiglia considerare come primario l’aspetto affettivo e delegare alla scuola il compito di insegnare le regole. Anche l’educazione ai valori e alle norme sociali è un’espressione d’affetto che i genitori trasmettono ai propri figli.

L’acquisizione di un bagaglio di valori e principi morali è fondamentale per permettere ai bambini e ai ragazzi di vivere in mezzo agli altri, confrontarsi e riservarsi un proprio posto nella società. Solo così essi potranno avvalersi di norme e valori che già appartengono alla propria educazione familiare e la scuola divenire uno strumento per favorire lo sviluppo di un pensiero critico, fondamentale per la creazione e il confronto delle idee con chi ha opinioni diverse dalle proprie, attraverso innanzitutto la riconquista di una forma di comunicazione comune tra le generazioni e l’evolversi dell’idea che è possibile avere una dimensione sociale anche al di fuori dei social.

L’educazione, dunque, non consiste nell’applicazione rigorosa di principi o di un rigido sistema di regole che, se applicati, mettono al riparo da eventuali deviazioni di comportamento. L’educazione è, piuttosto , un processo complesso che interessa la dimensione affettiva ed emotiva; è un intreccio ed un incontro fra personalità e relazioni che il bambino sperimenta innanzitutto con i genitori, i quali svolgono un ruolo fondamentale nel suo sviluppo. Oltre a trasmettere norme, l’azione educativa si basa su affetti profondi che vengono trasmessi dalla più tenera età e che costituiscono la base sicura entro cui si creano sane relazioni.

Il fondamentale ruolo della madre e del padre nella crescita del figlio fin dalla nascita è stato evidenziato da numerosi studi psicologici. Il rapporto con la figura materna rappresenta, in particolar modo, l’area della cura intesa come accoglienza, protezione, legame, calore, soddisfazione del bisogno. Al padre, invece, è affidato il compito di favorire il processo di separazione dalla madre e di introdurre il figlio nel mondo adulto autonomo. Il rapporto con la figura paterna valorizza la capacità, l’esplorazione, l’efficienza, l’autonomia e l’indipendenza.

La famiglia è quindi intesa come base di appoggio emotivo e come scambio di affetti, la base sicura in cui l’individuo cresce e si adatta a vivere nel sistema sociale. Allo stesso tempo, però, la famiglia può costituire luogo di grandi conflitti, di fronte ai quali i genitori possono assumere due modalità comportamentali opposte e disfunzionali: o si dimostrano troppo rigidi arrivando a non tollerare i comportamenti aggressivi e provocatori dei figli, coartandoli nell’espressione delle emozioni; oppure si identificano con i figli trascurando il ruolo gerarchico-parentale e diventando “amici” dei propri figli, impedendogli così di imparare a controllare la propria aggressività, in particolar modo durante l’adolescenza.

L’adolescente di oggi vive in un contesto socio-culturale e tecnologico iperattivo, sovraccarico di stimoli, che sembrano non lasciare spazio a riflessioni sul proprio futuro. Sembra assopita la capacità di introspezione e di analisi dei propri sentimenti e del proprio vissuto emozionale e prevalere piuttosto la soddisfazione immediata di bisogni primari relativi al presente. In una società che sempre più si definisce fluida e lontana dalla Fede, i giovani sono spesso annoiati, scontenti di ciò che fanno, della propria famiglia e delle proprie esperienze. E’ importante, in un contesto di questo genere, rappresentare come genitori un modello di vita per i nostri figli.

Se noi adulti trasmettiamo efficacemente ai giovani affetto, obiettivi, valori e propositi che noi stessi seguiamo e condividiamo, i ragazzi acquisiranno senso critico, creatività, interesse e passione nello svolgere le attività che arricchiranno la loro personalità. Per educare e responsabilizzare i figli, è dunque forse opportuno ridare un significato più profondo alle cose, significato che è stato sicuramente inaridito dalla nostra cultura consumistica e superficiale.

Occorre, come genitori, la capacità di accettare i propri limiti e allo stesso tempo essere presenti nell’educazione dei figli, senza perdere di vista il proprio ruolo genitoriale e, con amore ed entusiasmo, offrire loro la possibilità di crescere e di acquisire il senso profondo della propria esistenza.

AU: Dr.ssa Tania Torresi